Con AppleSkin la giacca da sci nasce dalle mele

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AppleSkin è la similpelle più naturale che oggi esista sul mercato, vegana al 100%, ottenuta dagli scarti di produzione che utilizzano le mele.
Resiste all’usura, ai raggi UV, ed è un esempio perfetto dell’economia circolare che One More sostiene da sempre come modello produttivo coerente con una visione del futuro positiva.

Il suo inventore è Hannes Parth, altoatesino, a cui abbiamo chiesto di raccontarci l’idea, così semplice e dirompente, che lo ha portato ad AppleSkin.

cradle to cradle

Hannes, parlando di Appleskin utilizzi spesso un concetto: definisci il ciclo del tuo materiale “cradle to cradle”, letteralmente “dalla culla alla culla”. Puoi spiegarci cosa cosa significa quest’espressione e che cosa ti ha portato ad immaginare e produrre Appleskin?

Cradle to cradle significa che le materie prime utilizzate nei processi produttivi devono essere elementi naturali e devono quindi rigenerarsi.
Tutto ciò che serve per fabbricare e produrre qualcosa è materia prima. Ciò che rimane del prodotto dopo il suo utilizzo è invece materia seconda, e permette di risparmiare – se riutilizzato – sulla materia prima.

Se ci pensate, con questa logica potrebbe esistere un mondo in cui creare rifiuti abbia un senso: il senso di creare prodotti che quando esauriscono il loro scopo tornino nel ciclo biologico della vita o in quello tecnico della produzione di nuovi oggetti.
Siamo sempre di più su questo pianeta, e le materie prime scarseggiano.

Per me l’idea è sempre stata dare nuova vita a uno scarto del cibo come i resti della mela, che altrimenti vengono smaltiti o bruciati. Così sono nati ApplePaper e AppleSkin.
Il primo è una carta grafica speciale che si può usare per libri, brochure, shoppers, packaging, buste e carta lettere: una volta inutile per i suoi scopi può essere riciclata o utilizzata come compost.
AppleSKin invece è un tessuto e viene prodotto utilizzando le fibre di mela. Anch’essa può essere riciclata e recuperata ad una seconda vita.

Semplificando, potremmo dire che a partire dallo scarto industriale di un prodotto naturale Appleskin dà vita ad una nuova materia prima e che, soprattutto grazie al suo essere completamente riciclabile, “allunga la vita” delle mele da cui è partito tutto, mantenendo “più natura in natura”.
Quali sono state le sfide nel produrre tessuti a base di mela da utilizzare in ambito di abbigliamento tecnico, peraltro da adattare alle condizioni di freddo intenso della neve? Come è possibile ricavare una giacca da sci dalle mele?

Tutti gli ambiti di applicazione di AppleSkin richiedono requisiti tecnici diversi, perché il prodotto finito deve rispondere a esigenze diverse: spessore, aspetti estetici, resistenze meccaniche e caratteristiche tecniche del tessuto.
Per fare un esempio l’AppleSkin utilizzato nel mondo della legatoria è completamente diverso da quello della calzatura, oppure dal mondo dell’arredo.
Nella giacca da sci, quindi in un abbigliamento tecnico, conta tantissimo la scelta dei materiali e come vengono strutturati e foderati.

One More è un brand con un’immagine e un mondo di valori molto definiti, quasi iconici, mentre la mela è il frutto forse più comune per tanti di noi: qual è la tua sensazione nel sapere che parte delle mele che crescono sugli alberi del tuo territorio viene poi letteralmente indossata dagli appassionati di sci e neve?

Mi ricorderò sempre il momento nel quale ho visto per la prima volta un prodotto in una vetrina di un negozio a Milano fatto con il nostro materiale, mi viene la pelle d’oca ancora adesso.
Ma la collaborazione con One More è qualcosa di speciale, in primis per ragioni di natura geografica, siamo a pochi chilometri di distanza. E poi perché AppleSkin diventa parte con voi di prodotti belli e funzionali.
Incontrare amici sulle piste da sci che indossano i prodotti One More AppleSkin emoziona tanto.